Mio figlio ha un problema: ma perché la famiglia dovrebbe venire in terapia se il problema è di uno?

Spesso è facile osservare i problemi dei nostri figli, e chiedere per loro un aiuto. Il fatto che loro possano essere aiutati ci rassicura, ci fa pensare che la situazione presto migliorerà. Ora il lavoro con un minore è spesso la punto di un aisberg. Le difficoltà di un figlio sono, in molte occasioni, un campanello di allarme di un disagio di tutta la famiglia.

Prendiamo una famiglia che ha problemi con un figlio che non riesce a gestire, fuori controllo, l’essere fuori controllo non è un problema solo del ragazzo, ma una difficoltà che riguarda tutta la famiglia, che è legato a complesse relazioni tra genitori e figli. Queste sono il nodo, spesso può essere poco utile accogliere il bambino o l’adolescente, perche una volta finita l’ora di terapia quel bambino o ragazzo tornerà a casa e vivrà le stesse relazioni con i genitori. Per aiutare i genitori, in diverse occasioni è necessario farlo direttamente, con la presenza dei figli, in modo da ricreare in terapia le stesse dinamiche famigliari, mostrando abitudini e ruoli di tutti i membri della famiglia. Solo in tal modo è possibile comprendere alla radice il problema e insieme, come gruppo famigliare, trovare un nuovo equilibrio. In questo modo ognuno, genitori e figli, può rendersi responsabili di ciò che sta accadendo ed aiutarsi a state meglio. La famiglia nella terapia vive un’esperienza che diventa un bagaglio per superare successive difficoltà, e sarà, dunque, in grado di attingere al percorso terapeutico per superare nodi difficili che la vita le riserva.

A chi non è capitato di vedere genitori troppo amici dei figli, o al contrario impositori di regole , una sorta di padre padrone. Nell’incontrare le famiglie spesso ci troviamo di fronte a questi due estremi. Negli ultimi anni capita spesso di incontrare famiglie in cui siano sfumati o confusi il ruolo di genitori o dei figlii. I bambini tendono a prendere decisioni al posto dei grandi, diventano protagonisti attivi di scelte educative che dovrebbero riguardare solo il piano genitoriale. La terapia tenta di ridistribuire doveri e responsabilità a tutti i membri della famiglia, liberando i figli da pesi e oneri che non gli competono.

Dobbiamo dire che il mettersi sullo stesso piano dei figli, trattarli come amici e confidenti è ciò che poi porta i genitori stessi, soprattutto in adolescenza, a sentire i figli fuori controllo e quindi a venire in terapia. Ma attenzione dobbiamo osservare i bambini prima che diventino adolescenti! Se cresciamo un bambino tiranno che prende tutte le decisione in casa, per esempio che canale vedere in tv, i tempi di quando si deve uscire o rientrare a casa, il momento del sonno; ci dobbiamo preoccupare del futuro. Perché un bambino tiranno spesso diventa un ragazzo fuori dalle regole, oppositivo o provocatorio. In conclusione occuparsi del problema di un figlio significa mettersi in discussione come famiglia per trovare con l’aiuto del terapeuta una via per stare meglio.

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