Prima di tutto chiariamo che, anche se un bambino mostra delle difficoltà pregresse, una vera diagnosi di disturbo dell’apprendimento e possibile farla in seconda elementare

Il bambino a cui sarà diagnosticato in disturbo, sperimenta già un disagio ed una difficoltà dall’inizio della scuola. In questo periodo può essere scambiato per pigro o svogliato. Anche la percezione del bambino stesso può identificarsi con questa visione di sé, provocando lui in modo silente un forte senso di colpa. Colpa per avere tutte le carte in regola come gli altri, ma nel non riuscire come i compagni, nel sentirsi spesso diverso e non capire come mai. Questi bambini per molto tempo pensano di essere “stupidi”, e quindi se i compagni gli descrivono come” non in grado di”, sentono che gli altri abbiano ragione.

La colpa è il vissuto, che nel senso di incertezza, gli stessi ragazzi hanno bisogno di costruirsi: pensano che vanno male a scuola perché è colpa loro, si giudicano inferiori agli altri come intelligenza e capacità

Tale vissuto rischia di costruire una bassa autostima interna, percependosi come un bambino poco degno di valore.

L’etichetta di “stupido” di “ non capace” può essere difficile da destrutturare, per tale ragione è importante aiutarli preventivamente. Sentendosi inferiori possono iniziare a comportarsi come tali, anche in molte altre sfere della vita. La conseguenza è quella di andare incontro ad una profezia che si auto – avvera. Sono stupido – mi comporto da stupido – gli altri mi fanno notare che sono stupido – allora sono stupido

Cosa succede in famiglia?

La famiglia solitamente conferisce al rendimento scolastico una grande importanza, in quanto si presuppone che l’andamento a scuola incida in maniera determinante su tutte le altre aree, soprattutto rispetto alla possibilità di riuscita in futuro nel lavoro e nella vita in generale.

Cosa succede se il figlio non decolla?

In questa confusione i genitori si muovono al buio e spesso mettono a frutto strategie che possono essere dannose per il bambino, compreso il tenerlo per molte ore sui libri, senza ottenere risultati.

In molte occasioni i soggetti con un disturbo di apprendimento sono nervosi, piangono, e mostrano atteggiamenti aggressivi. Anche la famiglia può avvertire un senso di frustrazione e di impotenza nella gestione del problema. Anche i genitori avranno bisogno di sostegno e di aiuto per prendersi il tempo di capire meglio cosa sta accadendo.

Dunque cosa fare?

E’ importante mettersi in relazione con l’insegnante per capire cosa lui osservi in classe e come anche a casa, dal punto didattico, può essere aiutato il bambino. Sarebbe utile informasi con le strutture pubbliche del territorio per mettersi in lista per fare una valutazione diagnostica, solo attraverso questa la scuola può attivare un piano didattico individualizzato per aiutare il bambino a raggiungere gli obiettivi in accordo con la sua difficoltà.

Nel frattempo la famiglia ha un ruolo molto importante. Sostenere il bambino, aiutarlo a curare ambiti, ad esempio lo sport o gli amici, in cui riesce, in cui si sente sicuro di sé. Ciò può essere molto importante, per prevenire la costruzione di un pre – giudizio, di una percezione negativa di sé.

Questi bambini devono essere aiutati a non identificarsi con il disturbo, loro sono molto altro. Al fronte di una aria che funziona con qualche difficoltà spesso ce ne sono diverse dove si rivelano estremamente capaci. La famiglia deve favorire una struttura comoda accogliente dove il bambino può essere libero di sperimentarsi ,cogliendo di sé punti di forza e di debolezza, ma prendendo coscienza che entrambi fanno parte di lui. Solo in tal modo sarà possibile favorire una percezione di sé equilibrata e non concentrata solo sulla difficoltà, che abbracci l’intera persona.

La famiglia potrà costituirsi come rete di sostegno al lavoro che il figlio dovrà intraprendere, incoraggiandolo ad utilizzare le proprie risorse, riconoscendolo come competente; facendogli arrivare affetto e stima.

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