L’empatia è un termine fortemente utilizzato, come molte nostre parole ha un’origine greca, significa percepire come se fossero proprie le emozioni degli altri riconoscendole, comprendendoli nei loro pensieri e sentimenti. Questa caratteristica è fondamentale per stare in mezzo alle persone perchè ci aiuta a capirle e a sincronizzarci con loro, è perciò un’abilità sociale molto importante. Sarà capitato a tutti, vedendo un amico triste, andare da lui a portargli conforto, cercando di comprenderlo e stargli accanto. Per essere persone empatiche però bisogna come prima cosa capire se stessi.

Questo perchè per dare un nome all’emozione che vediamo negli altri dobbiamo riconoscere qual è, come ci fa sentire, pensieri ci provoca e cosa suscita nel nostro corpo. Solo conoscendoci possiamo rapportarci agli altri infatti l’empatia ci aiuta ad entrare in contatto con le persone che ci circondano e ad avere una buona comunicazione. E’ strettamente connessa l’empatia alla comunicazione perchè tramite essa possiamo “metterci nei panni degli altri”, quindi provare a capire le loro motivazioni e pensieri senza giudicarli.

Questa peculiarità secondo lo psicologo Martin Hoffman è presente fin dai primissimi giorni di vita del neonato. Sostiene infatti che vista la spontaneità del bambino i genitori potrebbero imparare da lui ad esserlo mentre lo accudiscono ed educano tramite la sensibilità più che le punizioni. Allo stesso tempo i figli vengono aiutati a riconoscere, dare un nome alle emozioni proprie e di quelli che li circondano in un continuo scambio vicendevole fra loro e i genitori.

Quando si pensa all’empatia si immaginano sempre emozioni poco piacevoli come ansia, tristezza o rabbia ma non riguarda solo queste. Esistono invece varie tipologie di empatia fra cui troviamo quella positiva e quella negativa. La prima ci permette di sincronizzarci e partecipare in maniera vera alla gioia e alla felicità degli altri e quindi sperimentare insieme a loro le emozioni positive. L’opposto di questa capacità è l’empatia negativa, questa tipologia si verifica quando il soggetto ha in passato vissuto esperienze che non gli permettono di sperimentare questa emozione.

Per questo evento evitano sia la loro felicità che quella degli altri per paura che ciò li porti a rivivere episodi spiacevoli. L’ultima tipologia è l’empatia interculturale che racchiude in sè vari sottogruppi: comportamentale, emozionale, relazionale e cognitiva. La prima si focalizza sul comprendere una cultura differente e i motivi dei suoi comportamenti.

La seconda è più prettamente emotiva infatti riguarda il capire i sentimenti provati dalle persone con culture differenti dalle nostre. L’empatia relazionale si focalizza sul comprendere gli affetti e le relazioni in base alla cultura di partenza. L’ultima si focalizza sugli aspetti cognitivi, cioè le credenze, i le ideologie, le strutture mentali e i valori di persone con culture differenti. Come abbiamo potuto vedere questa capacità ha tantissimi aspetti positivi ma bisogna fare attenzione perchè come in ogni cosa il troppo non va bene.

Il contagio emotivo infatti può essere frainteso come empatia, perchè hanno delle similitudini, ma ha caratteristiche differenti. Nel primo non avviene una distinzione fra noi e l’altro, non c’è consapevolezza infatti non si capisce cosa prova l’altra persona ma si percepisce come nostra la sua emozione. Un classico esempio di questo fenomeno è quando due bambini piccoli giocano uno scoppia a piangere e il secondo lo segue, senza un apparente motivo. Quindi da quello che abbiamo potuto vedere l’empatia è fondamentale per capire gli altri e stare in relazione con loro ma, per possedere questa qualità bisogna come prima cosa conoscere se stessi e il modo in cui viviamo le nostre emozioni.

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